venerdì 3 dicembre 2010

dentro ad un eskimo

tenevo le serrande chiuse imprigionando questo calore da condominio gratuito.ma lo sentivo uguale il rumore di qualcosa che cadeva piano sull'asfalto.ho tirato su le calze fino al ginocchio tanto che i collant quasi non si vedevano più.ho pensato al gelo cittadino e ho guardato i miei involucri di stoffa.ho indossato l'eskimo di mio padre.che mi sta così grande da farmi perdere almeno 4 anni lungo la stoffa inutile che mi copre le mani fino alle punta delle dita.l'ho abbottonato tutto che la bocca mi scompare,ma tanto sono le ciglia che parlano.profumava di aule occupate e manganelli.profumava di naftalina e giovinezza passata.ho sceso le scale di corsa come ogni mattina.senza un motivo.come ogni mattina.avevo lo sguardo fisso sulle mie scarpe che avanzavano sul marmo.e senza accorgermene ero fuori.senza tetti.il freddo mi mangiava il viso e lo sgardo va sul braccio.una goccia di candore si era posata sulla mia spalla sinistra,gurdo su.è neve.la prima neve.oggi camminerò lentamente per i viali con gli alberi dalle foglie gialle.e fingerò con loro che l'inversno sia ancora lontano.

2 commenti:

  1. Sono contenta di avere di nuovo la possibilità di leggerti. Come quando passavamo pomeriggi lunghissimi in camera tua ascoltando musica, tu guardavi i miei disegni e io leggevo i racconti che tu scrivevi sul tuo quadernino rosso così disastrato. Adesso non è la stessa cosa, ma mi commuovo ancora! <3

    Lalla

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  2. mi mancano i tuoi disegni,la nostra musica e la nostra vita insieme

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